Teatro dei Conciatori
23-24-25 giugno 2014 ore 21
Associazione Culturale
DAAP delle Arti Applicate
Il mio don Giovanni
uno spettacolo scritto e diretto da
Giuseppe Convertini
con
Riccardo Monitillo
Daniele Tammurello
e
M. Eugenia Verdaguer
con la partecipazione video della Compagnia
Laboratorio Teatrale “Il Sud in Movimento”
Scene e Costumi: INTERNI BIANCHI
Montaggio Audio-Video: Giuseppe Convertini- Leonardo Settimelli
Musiche: INTERNI BIANCHI
Foto di scena: Giuseppe Trinchera
Sinossi
Don Pasquale Amoruso, virile possidente in terra di Puglia, apre il sipario per annunciare, con grande orgoglio, che suo figlio Giovanni è appena tornato da Roma.
Giovanni è un ragazzo bellissimo di 27 anni che, trasferitosi nella capitale per studiare da avvocato come suo padre, gode della fama di impareggiabile seduttore.
Il padre lo ha richiamato in paese per proporgli un nuovo stile di vita: sposarsi quanto prima e iniziare a lavorare nello studio di famiglia già avviato. La vicenda si svolge in quella che fu la stanza del figlio, colma di scatole chiuse, nella quale il padre dialoga con il pubblico seduto in sala, attraverso un’ipotetica finestra – boccascena – che una volta aperta, non potrà più essere chiusa.
“I nostri figli non sono i figli nostri.
Essi vengono attraverso di noi, ma non da noi.
E benché vivano con noi, non ci appartengono.”
K. Gibran
HANNO SCRITTO SULLO SPETTACOLO:
Il Quotidiano di Bari 28 maggio 2014
Giovanni, torero ‘matado’
Consensi al teatro per una produzione DAAP in collaborazione con Ente Culturale Puglia diretta da Giuseppe Convertini
Don Pasquale (un vigoroso Riccardo Monitillo) è figura polemica e irriducibile ‘appostata’ a fior di quinta come un qualunque vecchio da borgo antico seduto su una seggiola in paglia davanti all’ingresso del suo basso. Senza eccezioni, ce l’ha col prossimo, che come suo costume Convertini rappresenta attraverso una (non certo breve) video-parata di personaggi velenosi, vanesi, ambigui… degni rappresentanti di una fauna umana dannosa e di colore spiccatamente paesano. Spassoso quanto convincente l’avvicendarsi sullo schermo di ragazze che, quasi un casting per ‘Amici’ o ‘Il Grande Fratello’, si apprestano all’assalto del ‘bel Giovanni’, mentre un po’ inquieta la sfilata dei testimoni omofobi. Lo schermo è un muro composto da candidi cartoni. In essi un figlio amorevole (un ben tormentato Daniele Tammurrello) conserva indumenti e altre cose di una madre scomparsa. Una donna però ancora presente in modo strisciante e tormentoso nella memoria di Giovanni. La sofferenza del giovane somiglia a quella del toreador chiamato a ‘matare’ ma che, inetto alla violenza imposta dal ruolo, è destinato al sacrificio. Metafora indovinata del dramma di un Giovanni che, schiacciato dal peso del ‘dovere maschile’, trova nel pur salvifico amore omosessuale motivo di pubblica crocifissione…
Italo Interesse